Mesagne | Chiesa Madre
Mesagne | Chiesa Madre
Arcidiocesi di Brindisi Ostuni – Progettazione definitiva per il completamento del restauro della Chiesa Parrocchiale “Tutti i Santi” di Mesagne (BR)
In ATP con Apollodoro Studi e Ricerche s.r.l.
Progetto definitivo – Importo € 1.600.000,00
Le origini più remote della fabbrica risalgono, molto probabilmente, al X secolo, come testimonia tra l’altro la presenza della cripta, ma oggi, a seguito delle continue modifiche cui è stata sottoposta, convivono elementi di epoche diverse tra loro. L’edificio si presenta oggi con l’aspetto conferitogli tra XVII e XVIII secolo dall’allora sacerdote e architetto Francesco Capodieci, il quale ne curò la ricostruzione a seguito del crollo della chiesa cinquecentesca avvenuto nel gennaio del 1649.
La chiesa cinquecentesca
Tra il 1548 e il 1569 la chiesa si presentava ad unica navata con copertura a falde. La sua larghezza si può ipotizzare in funzione delle antiche scale di discesa al succorpo ancora conservate, oltre che dell’ampiezza dell’attuale coro del 1580 i cui muri perimetrali rimangono quelli originari nonostante i crolli e le trasformazioni successive al XVII secolo che hanno interessato tutta la fabbrica, compreso il campanile. I paramenti esterni delle murature dell’abside e del coro mostrano nella parte basamentale le stratificazioni delle murature precedenti alle ricostruzioni operate a partire dal XVII secolo caratterizzate da peculiari dimensioni dei conci ed una differente qualità dei materiali in opera.
La Fabbrica tra il 1548 e il 1649
La chiesa è ancora a unica navata coperta a tetto. Probabilmente il campanile era crollato. Nel 1569 viene ampliata la sagrestia e tra il 1576 e il 1578 viene completato il succorpo inglobando le vecchie colonne di S. Nicola Vetere. La costruzione del coro fu iniziata nel 1580; il coro fu coperto a volta con lunette. Nel 1584 si ampliò la navata del lato Nord. A questo periodo risalgono il ricco tabernacolo ligneo, la grande cisterna e la cappella col marmoreo monumento funebre in onore di L. A. Resta. Degli edifici precedenti al 1649 rimangono ancora oggi a vista le colonne del succorpo, le antiche scale e la muratura d’ambito del succorpo, parzialmente quella del Coro e forse quella della cisterna e della sala del capitolo. È probabile che parte del portale precedente sopravviva in quello fastoso del ‘600.
La Fabbrica tra il 1649 e il 1766
La chiesa del ‘500 crollò il 31 gennaio 1649: rimase in piedi il coro e l’architetto Francesco Capodieci lo incorporò nel suo primo progetto per la nuova chiesa e nelle successive varianti. Nacque la chiesa con l’impianto a croce latina. Furono allargati presbiterio e navata, coprendoli con nuovo tetto di legno; fu aggiunto il transetto i cui due bracci furono coperti di volte con lunette; fu chiuso l’oratorio antico, attuale succorpo, destinandolo a sepoltura del clero. Nel primo progetto, Capodieci sopraelevò il presbiterio di due gradini rispetto alla navata. Nel disegno del 1661, il Capodieci si adeguò alle indicazioni del Capitolo, lasciando l’area del presbiterio e del coro così come era nella chiesa preesistente, rialzata cioè di sette gradini rispetto alla navata. Nel 1672 si compì il nuovo oratorio. Le dimensioni della fabbrica corrispondono a quelle attuali ad eccezione dell’oratorio.
La Fabbrica tra il 1766 e il 1900
Con il disastroso evento sismico del 1743, crollano il tetto e le capriate seicentesche, perciò il tetto in legno viene demolito, mutando il sistema delle coperture. Si introduce il colonnato, realizzando le attuali coperture della navata e del presbiterio con volte lunettate ogivali. Nel corso dei lavori di ricostruzione si elevò la cupola all’incrocio del transetto con la navata, si risistemò nuovamente l’area del presbiterio, si riaprì e modificò il vecchio oratorio, da allora chiamato succorpo, erigendovi un altare dell’Addolorata. L’accesso al presbiterio fu costituito dalle due scale laterali in ascesa e quello al succorpo da una scalinata centrale in discesa e si rialzò di un gradino il piano di calpestio dei bracci del transetto […]