San Donaci | Beata Vergine Assunta in Cielo
San Donaci | Beata Vergine Assunta in Cielo
Arcidiocesi di Brindisi – Ostuni – Chiesa parrocchiale della Beata Vergine Assunta in Cielo – San Donaci (BR)
Interventi di messa in sicurezza e preconsolidamento della Chiesa Madre
In ATP con Apollodoro Studi e Ricerche s.r.l. e arch. Saverio Perrone
Progetto definitivo ed Esecutivo – Importo € 555´741,76
La Chiesa, nella sua configurazione attuale, è frutto di un intervento di ricostruzione sullo stesso sito di una più antica Cappella che agli inizi dell’800 doveva risultare in cattivo stato di conservazione e inidonea a far fronte all’aumento della popolazione del comune. L’antica chiesetta aveva anche funzione cimiteriale che in qualche maniera mantenne fino al 1867, data in cui i resti esumati vennero portati nell’ipogeo del santuario di Santa Maria delle Grazie presso il cimitero. Scarse le notizie storiche sull’antica chiesa dedicata a “”Santa Maria Assunta in Cielo”” la cui esistenza è attestata da fonti documentarie indirette già nella seconda metà del XVI secolo che tuttavia non escludono una preesistenza dell’edificio in epoca precedente. Tra il 1883 ed il 1897 il Consiglio Comunale mise all’ordine del giorno diverse volte la possibilità di un ampliamento della piccola cappella, fino ad incaricare l’ingegnere Raffaele D’Errico di Brindisi, che all’epoca dirigeva i lavori di restauro della chiesa “”San Paolo”” in Brindisi. Tuttavia, a seguito dei primi sopralluoghi, lo stessoaccertò in modo definitivo nel 1897, che i muri della vecchia cappella erano pericolanti e pertanto non idonei per l’ampliamento. Nei mesi che seguirono il Consiglio Comunale deliberò quindi per la costruzione di una nuova Chiese Matrice. Fu incaricato dei lavori il costruttore Candido Rampino di Trepuzzi, che iniziò i lavori il 15 luglio 1897. Lo scavo delle fondamenta richiese l’abbattimento della vecchia chiesa e le funzioni religiose furono temporaneamente trasferite nella Cappella di Santa Maria delle Grazie, presso il cimitero. Dalle cave di San Pancrazio e Trepuzzi furono prelevati i conci di tufo e carparo, in soli 14 mesi furono completate le opere murarie e nel mese di settembre del 1899, dopo poco più di due anni, la Chiesa era ultimata, la quale in larghezza corrispondeva alla lunghezza della precedente. Il 4 novembre 1899, furono sollevate le campane sul campanile, e il 21 novembre 1899 venne inaugurata ufficialmente come ricorda l’iscrizione sulla facciata: PER VOTO UNANIME DEL POPOLO CREDENTE / AUSPICE / LA MUNICIPALE RAPPRESENTANZA / E MERCÈ SACRIFICI INGENTI / ALACREMENTE SOSTENUTI / IN UNO SLANCIO MAGNANIMO / DI FEDE E DI PIETÀ CRISTIANA / SULLE RUINE / DELL’ANTICA PARROCCHIALE CHIESA / NELLO SPAZIO DI UN BIENNIO / SORGEVA / QUESTO NUOVO TEMPIO / ED IL VENTUNO NOVEMBRE MILLEOTTOCENTONOVANTANOVE / SOLENNEMENTE INAUGURAVASI / TRA LA COMUNE SANTA ESULTANZA La nuova chiesa a tre navate, in tardo stile neoclassico, veniva edificata con orientamento ortogonale alla chiesa preesistente occupando parte della piazza che fiancheggiava l’antica cappella. La sua larghezza corrispondeva alla lunghezza dell’unica navata della vecchia chiesa che doveva avere ingresso pressoché corrispondente al portale laterale sull’attuale via Galilei. Dalle cronache non è dato sapere se nel corso dell’edificazione della nuova chiesa furono inglobate le vecchie strutture murarie di fondazione o gli ipogei che essa, con ogni probabilità, doveva possedere, attesa la documentata funzione cimiteriale. Fragli interventi che si sono succeduti a partire dal secondo dopoguerra si richiamano quelli eseguiti nel periodo dal 1958 al 1962 dall’arciprete Don Angelo Catarozzolo. In quegli anni furono eseguiti lavori di riparazione delle coperture e delle murature che dovevano aver manifestato i primi quadri fessurativi; inoltre si chiusero le tombe ai piedi dell’altare dei SS. Medici poiché ad esse furono attribuiti i dissesti che evidentemente si erano palesati. Il diffuso quadro di fessurazioni che presenta l’edificio appare complesso e di difficile e non univoca interpretazione. In esso si stratificano fessurazioni vetuste (si pensi alla fessurazione sul prospetto laterale sinistro all’ammorsatura con la facciata principale che risulta esistente nel 1963 quando viene redatto il progetto di riparazione dai danni bellici della seconda guerra mondiale) con un quadro fessurativo di modesta entità ma di più recente formazione. Inoltre si dovrà considerare che almeno parte del quadro fessurativo è dovuto a fenomeni di rotazione verso l’esterno delle murature d’ambito. Ciò è inequivocabilmente evidente per la facciata principale che mostra alle intersezioni con i prospetti laterali la tipica configurazione fessurativa dei cunei di distacco. Ma risulta altresì evidente come, sui prospetti laterali, una volta avvenuta la disarticolazione fra i pilastri murari su cui sono impostate le volte a stella ed i paramenti adiacenti (lesioni sub-verticali all’intersezione delle lesene), si manifestino sugli orizzontamenti i quadri tipici dello sfiancamento dei piedritti, ancorché di modesta entità. […]