Bitonto | Santa Caterina V.M.
Bitonto | Santa Caterina V.M.
2018
Arcidiocesi di Bari-Bitonto – Parrocchia di Santa Caterina V.M. in Bitonto: Chiesa di San Francesco da Paola in Bitonto
Vulnerabilità sismica, progetto generale definito e progetto esecutivo primo stralcio
Importo 444.500,00 € – Progetto esecutivo 2° stralcio: Coperture e falsa volta della navata centrale Importo 280.000,00 €
Con l’arrivo dei Paolotti a Bitonto nel 1615, L’Universitas ottiene il consenso da Papa Paolo V per la costruzione di un convento dei Frati Minimi nel suo territorio (1). Il 25 luglio 1625 viene posta la prima pietra della nuova fabbrica, realizzata extra-moenia attiguamente alla preesistente chiesa di S. Angelo de Puteis Paganorum che pur diruta resta con ogni probabilità in funzione fino al completamento della fabbrica e demolita al termine dei lavori (2). Con la costruzione della fabbrica si prevede anche la fondazione del campanile, a spese di Bernardino Farano, sito sul posto di una antica cappella dedicata a San Michele (3). La Chiesa viene Consacrata nel 1639 dal Vescovo Fabrizio Carafa e dedicata a San Francesco da Paola e a S. Michele Arcangelo (2).
Nel suo impianto originario al chiesa presentava un prospetto “a salienti” simile alla coeva Santa Maria del Popolo presso il convento dei Teresiani, con un accesso principale all’aula liturgica posto in asse con l’altare ed uno secondario, detta “porta piccola” posto sulla strada per Giovinazzo (4)
La navata doveva essere scandita dalla sequenza di sei arcate a tutto sesto da ambo i lati, impostate su pilastri in pietra calcarea da taglio su cui si aprivano le cappelle laterali fino all’altare. Per l’assenza del transetto, il presbiterio faceva parte dell’aula liturgica, mentre una articolata parete sul fondo dell’aula identificava lo spazio del coro. I pilastri e gli archi in pietra risultano ancora visibili nei due vani adiacenti all’ingresso nonché nei vani di accesso alla sagrestia ed al campanile. Si ritiene che l’attuale altare di San Michele risulti ricomposto da elementi provenienti dalla preesistente cappella a Lui dedicata, demolita per far posto al campanile.
La fabbrica era completata da un chiostro ad un solo braccio ed un dormitorio con 10 celle per i frati.
Pochi decenni dopo la sua costruzione viene chiusa la “porta piccola” per far posto alla cappella dedicata a Gesù Flagellato” (5). Al momento della costruzione la Chiesa doveva presentare una copertura lignea se nel 1694 dei “maestri muratori” constatano il pessimo stato delle travi di copertura e preventivano una spesa di 350 ducati per i lavori, effettuati l’anno successivo, necessari a salvaguardare le travi dipinte del soffitto (6).
Agli inizi del XVII secolo la Chiesa versa nuovamente in stato di fatiscenza per “iniuria temporum” e ne viene disposta la ricostruzione ed una sua trasformazione secondo i gusti mutati dell’epoca (7). Nel 1702 si da inizio alla ricostruzione del campanile ad opera del maestro Vito Valentino, con il contributo dell’Università e del popolo di Bitonto, che assume la configurazione attuale con la caratteristica cupola “a cipolla” di gusto barocco (8). In questi anni si dà principio alla fase di imbarocchimento della chiesa con l’apertura dei finestroni a sagoma mistilinea lungo le pareti laterali.
Nel 1732 viene testimoniato il crollo del soffitto della Chiesa (9). Occorre rilevare che il 1731 fu l’anno del tremendo terremoto con epicentro nel Tavoliere delle Puglie, fra Ortanova e Cerignola che causò vasta distruzione. Fu avvertito nel Foggiano e nelle aree limitrofe con intensità macrosismica fino al IX grado della scala Mercalli e si propagò fino al Barese ed alla Basilicata con intensità ancora significativa (VIII a Molfetta, VII a Potenza e Monopoli, V a Napoli, ecc.). Il database macrosismico dell’INGV riporta per la città di Bitonto un’intensità macrosismica del V grado della scala Mercalli; tuttavia per la vicina Molfetta si rileva un intensità del VIII grado e per Bitetto del VII grado. Le cronache evidentemente non riportano una descrizione degli effetti del terremoto particolarmente significativi ma, come di sovente accade, cronache lacunose possono condurre a sottostima dell’evento.
Non si può avere certezza che il crollo delle coperture, documentato nel 1732, non possa essere riferito agli effetti del terremoto avvenuto l’anno prima. Certo è che la ricostruzione della chiesa di S. Francesco da Paola avvenne, nel gusto architettonico e nelle tecniche costruttive adoperate, all’interno del clima culturale che seguì quella vasta ricostruzione. Così come il fervore della ricostruzione favorì il diffondersi del nuovo gusto barocco, allo stesso modo si diffuse l’uso di soluzioni ricostruttive ricorrenti. Sull’esempio della ricostruzione della Cattedrale di Foggia, si diffuse l’uso di coprire le navate centrali delle chiese con volte a botte lunettate che meglio rappresentavano il gusto della nuova spazialità barocca.
La necessità, tuttavia, di mantenere soluzioni costruttive leggere portò alla diffusione della soluzione costruttiva delle false volte in “camorcanna” o “incannucciate”. Le soluzioni costruttive riproponevano schemi ricorrenti di orditure lignee di sottotetto a sostenere sia le falde che le sottostanti false volte in stuoiato di canne. Soluzione che per la chiesa di San Francesco da Paola doveva essere particolarmente simile a quella adoperata per la ricostruzione delle coperture della Cattedrale di Foggia e che attualmente risulta quasi del tutto perduta dopo gli interventi eseguiti negli anni 60 del XX secolo. In questo clima culturale vanno ricondotte le vicende di trasformazione della chiesa che durante i decenni successivi si arricchisce delle decorazioni dei preziosi cappelloni e che terminarono solo alla fine del XVIII secolo. Nel 1753 Nicola Pasquale Valentino si occupa della ricostruzione della facciata della chiesa che perde l’originaria configurazione a salienti, per essere poi conclusa nel 1799. La chiesa viene riconsacrata nel 1773 con i lavori che si protraggono fino alla fine del secolo quando la chiesa assume la configurazione che attualmente conosciamo.